Vernissage sala del municipio, Bressanone dicembre 1999

“La sintesi cui De Angelis, come tutti i pittori veri, tende, si manifesta in un’architettura cromatica sostenuta da lirici accordi; attraverso il suo profondo senso religioso l’amore diventa un canto di colori.”

G. Vonmetz Schiano, “Il ritratto di un archetipo”, ALTO ADIGE (cronaca di Bolzano), dicembre 1999

Vernissage alla Galleria Porto di Ripetta

“Niente è lasciato al caso, al capriccio, al momentaneo influsso dell’ispirazione. Nel senso che la luce, il tono, il riflesso, l’arabesco, ogni struttura e filamento sono controllati da un’esigenza di capire la misteriosa attività delle apparizioni.”

F. Simongini cita R.M. De Angelis, “Le astrazioni di De Angelis”, IL TEMPO (alla galleria Porto di Ripetta), aprile 1985

Remo De Angelis (destra) e Aurelio De Felice (sinistra)

“Più delle parole valgono le opere a definire questo pittore che alla forza di una gestualità spontanea, inconscia, che libera trionfalmente la sua prepotente emotività, unisce attraverso un lavoro colto e raffinato di sintesi, una somma capacità di razionalità e di ordinata armonia avvalendosi di una consumata magistrale perizia tecnica.”

Aurelio De Felice, “Acquerelli di Remo De Angelis”, Art Gallery 102, 25 ottobre 5 novembre 1983

“De Angelis ha sempre mirato all’approfondimento dell’unità di tempo-spazio, e perciò degli elementi dinamici riferiti al divenire e di quelli immobili da identificare nei motivi esterni (materia-natura), con l’intento di scoprire i nuovi mezzi espressivi di ordine spirituale e lirico. L’operazione ha una finalità totalizzante, dal momento che le apparenze della materia, “che noi rifiutiamo di accettare a priori”, diceva Boccioni, subiscono, attraverso la luce-colore una continua trasformazione dello stato d’animo che elabora e modifica l’ambiente.”

Luigi Tallarico, “Remo De Angelis e l’autonomia della forma-colore”

“Si vede che Lei viene da una terra di sole e di luce. Dirò meglio: luce solare, dà calore. Ciò è, del resto, palese dai colori che Lei adopera, e che sono i tradizionali colori ad olio, usati come li poteva usare un impressionista o un “fauve” dei tempi in cui la pittura uscì decisamente all’aperto e rimase irretita tra le molecole dell’aria e l’inquietudine delle acque. Non usa, in altri termini, colori acrilici o altri simili, che inacidiscono lo sguardo e depauperano i sensi. La sua è una bella pittura a olio, che rincuora e infonde energia.”

Nicola Ciarletta, documento epistolare, Roma, 12 giugno 1978

“In Remo De Angelis le motivazioni si recepiscono tra angoscia e festosità del quotidiano; un magma di colori-forza che nasce da una matassa luminosa e densa e in una orchestrazione complessa in cui si consente alla luce di sciogliere la materia solida delle strutture in attuazioni interiori e visioni cromatiche. Si crea così una finale misura completativa nell’impegnare superfici pittoriche, nel gioco astratto di aspetti ritmicamente qualificati e rilevati con alcuni abbandoni lirici vissuti fino ai più remoti effetti, nei suoi spazi armoniosamente dosati.”

Arturo Bovi, “Remo De Angelis”, ARTERAMA, 1976

“De Angelis è entrato nel mondo della pittura negli anni della maturità, benché sia difficile credere che questa vocazione tardiva non abbia covato nel tempo, sedimentando e purificandosi sino a pretendere essa stessa la necessità di uno sbocco. Il risultato di tale inquietudine, non confusa ma che coagula ben presto in una scelta formale precisa, sono innumerevoli dipinti dove riscontriamo il fondersi, il convergere e confluire di “emozioni” che furono proprie di quella temperie pittorica che negli anni cinquanta prese nome di informale oppure di impressionismo non figurativo…”

Vanni Ronsisvalle, “Remo De Angelis”, Rubrica Libri e Mostre del TG 1, 1976